



Uno dei punti di forza (e anche debolezza) delle Valli di Lanzo da sempre è rappresentato dal non essere quasi mai cambiato nel tempo. E’ possibile oggi ritrovare le stesse atmosfere di una volta. Il tempo sembra essersi fermato da queste parti, complice anche la resistenza dei residenti agli elementi esterni. Il non esser predisposti all’accogliere investimenti da parti di imprese provenienti dalla vicina Torino ha di sicuro penalizzato il turismo , ma ha permesso di mantenere intatte le bellezze che madre natura ha riservato per noi molto tempo fa. Quindi, nulla da fare o vedere di interessante da queste parti? Assolutamente no.
Quello che la valle può offrire non è poco. Ma andiamo per ordine.
Sono parecchi i sentieri che partono da un pò tutte le principali località della valle, anche da Chiampernotto. Gli amanti del trekking possono quindi essere fiduciosi che la loro ricerca di sane camminate fra i boschi per raggiungere mete in alta quota non sarà stata vana. Per gli amanti della natura più selvaggia i percorsi migliori sono quelli che si incontrano in uno dei tanti paesi da Ala di Stura compresa in su, in direzione Balme. In particolare, il raggiungimento del Pian della Mussa (in automobile nei mesi estivi) garantisce di poter accedere ad uno dei tratti alpini più suggestivi del Piemonte, grazie anche ad alcune delle sue migliori vette (l’Uja di Mondrone, la Bessanese e la Ciamarella). Il paesaggio che si gode dal Pian della Mussa è unico e di una bellezza che lascia senza fiato. Ma siccome l’obiettivo è descrivere cosa si può fare da Chiampernotto, perchè non analizzare qualche semplice escursione con partenza proprio da qui?
Questa località, una volta abitata, si trova a circa un’ora di salita da Chiampernotto. Occorre lasciare la macchina sulla provinciale, all’altezza del cartello che segnala la frazione. Da qui, procedere a piedi lungo la provinciale percorrendola sul lato destro in direzione Ala di Stura, superando prima il rio Crosiasse e poi un paio di case che affiancano la strada principale. Ad un certo punto sulla dx troverete una rampa di scale in cemento. Risalirla per circa 3-4 mt e poi svoltare immediatamente a sx attraversando un breve cortile, e proseguire imboccando uno stretto sentiero che inizia subito ad inerpicarsi nel bosco. In circa un’ora, di buon passo, raggiungerete la località Monaviel, oggi costituita da abitazioni rustiche, baite o malghe, alcune di recente restaurate, altre in buono stato, altre ancora in stato di degrado. Al termine della località si trova anche una chiesetta. In genere, nel mese di Giugno, si tiene ancora una S.S. Messa in questa piccola cappella e si organizza ancora la tradizionale festa. Uscendo – usando lo stesso sentiero dell’arrivo – dal Paese, si può scegliere se andare oltre la cappella ed addentrarsi nel bosco per un breve tratto. Qui si trova un albero straordinario, un tasso di più di un secolo, un esemplare più unico che raro nel suo genere. Merita di essere visto almeno una volta da vicino e dal vivo. In alternativa al tasso si può uscire nel vasto prato oltre la frazione, da cui si gode di una vista magnifica sulla valle e in particolare sulle frazioni di Ceres e sul comune principale.
Per gli amanti dell’arrampicata c’è una piccola falesia appena dopo al paese, in direzione Ala di Stura. E’ ben visibile dall’abitato di Chiampernotto “basso”, ovvero la parte che sta sotto alla provinciale. Da qui si può ammirare la falesia e farsi un’idea della collocazione. Comunque, non è difficile da trovare. E’ stata per un pò di tempo immersa nella vegetazione, ma ripulita di recente (2014) grazie a CAI e volontari amanti dell’arrampicata.
Sempre gli amanti dell’arrampicata troveranno utile sapere che seguendo l’itinerario per la località Monaviel e procedendo nella radura oltre al paese, si può proseguire la camminata e andare , costeggiando un canalone in cui scorre il rio Ciamnet, alla palestra di roccia del Plù.
Si segue lo stesso percorso della palestra di roccia del Plù , facendo attenzione a seguire il sentiero 240 che va in direzione Ala di Stura / Corbassere. Si entra in un fitto bosco e il sentiero tende a costeggiare delle late rocce finchè si esce in una zona in cui è possibile intravedere ciò che rimane di una vecchia carbonaia. Da qui prendere sulla destra un sentiero poco evidenziato e seguirlo finchè in pochi minuti si raggiunge la vetta del Tourn da cui si potrà godere di un fantastico panorama. Per il ritorno scendere nuovamente ai ruderi della carbonaia e questa volta proseguire per il sentiero che scende verso sinistra. Si oltrepasserà un ruscelletto facendo attenzione al terreno che in parte risulta franato e dissesatato, ma è utile per raggiungere un sentiero migliore da cui si può ammirare le Corbassere. Scendendo si raggiunge abbastanza velocemente l’abitato di Pian del tetto, da cui parte il sentiero 240 in direzione Corbassere. Prendete il sentiero 239 che va verso Credarian per arrivare in località Masone, poi proseguite per raggiungere Pertusetto e infine dalla provinciale si raggiunge di nuovo Chiampernotto chiudendo l’anello.
Che decidiate di arrivarci da Chiampernotto (itinerario del Tourn) o da Ala di Stura (da località Pian del Tetto), le Courbassere rappresentano uno dei posti più selvaggi di questo tratto di valle e la loro storia si perde nei ricordi degli anziani del posto. Si dice che nel 1665 la tragica frana che investì Pian del Tetto, ingrossò la Stura e distrusse Pertusio partì proprio da qui. In effetti il loro aspetto desertico (oltre al caldo che si patisce nei mesi estivi essendo praticamente al sole tutto il giorno) , quasi “marziano”, fa pensare che qualcosa qui è successo. Ma le Courbassere non sono solo leggenda. C’è una palestra di roccia che offre salite per principianti ma anche per esperti. Si trovano giacimenti di pietra ollare (usate sovente fino al secolo scorso per costruire piatti e oggetti di uso quotidiano) e di granati (costituiti da piccoli cristalli di color rosso/amaranto). Ci sono segni ed iscrizioni sulle rocce, lasciati in epoche recenti e passate per i motivi più disparati. Nei paraggi delle Courbassere si possono ancora visitare grotte con pitture rupestri (difficili da trovare, forse lo sanno bene solo i vecchi), segno che questa zona era abitata in epoca preistorica.Le leggende (o forse no?) dicono che in questa zona abitassero dei giganti che si dedicavano alla produzione del formaggio e furono loro ad insegnare a produrre il formaggio alla gente del posto. Una traccia, se vogliamo, della loro esistenza presunta la si trova nei racconti dei vecchi circa lo smantellamento del cimitero vecchio di Balme. Si narra che furono trovate ossa di uomini enormi accompagnate da manufatti in pietra ollare, una pietra comune in località Courbassere. Gli abitanti del posto chiamavano questi uomini Om Servàdjou (uomo selvatico), tant’è che una località delle Courbassere è conosciuta come Bouìress d’l’Om Servàdjou (le tane dell’uomo selvaggio). Si possono infatti ammirare qui delle cavità enormi nelle rocce. Secondo le leggende questi uomini ad un certo punto sparirono nel nulla, forse indispettiti o spaventati da qualche malfattore. Al di là dei racconti pseudo-fantastici nati attorno a questi spuntoni di roccia, di sicuro le Courbassere sono un posto da visitare almeno una volta nella vita.
Abbiamo già accennato all’arrampicata nella sezione dedicata all’escursionismo. Ci sono comunque altre attività sportive praticabili:
Sono molte le specie di fauna che si possono incontrare nei boschi di Chiampernotto e dintorni.
Di recente sono stati avvistati anche alcuni esemplari di lupi che risiedono nella zona tra Balme e Ceres.
Anche gli entomologi troveranno spunti interessanti. In queste zone è possibile ammirare ancora esemplari di insetti maestosi come i cosiddetti cervi volanti (una specie di coleottero gigante). D’estate si può ammirare lo spettacolo delle lucciole e le varietà di farfalle sono molteplici (incluse falene quali la sfinge testa di morto).